Bologna malasanità: muore in sala operatoria durante una sperimentazione.

Bologna malasanità: muore in sala operatoria durante una sperimentazione.

Avv. Nicola Todeschini Malasanità, Risarcimento per consenso informato negato

Muore un 75enne al quale avevano fatto credere che sarebbe stato operato da un luminare, poi relegato al ruolo di tutor: ma arriva il risarcimento.

La storia di malasanità

Propongono al paziente in luogo di un’angioplastica un intervento c.d. di rotablazione, assai avanzato ma poco praticato, tanto che garantiscono verrà il miglior rotablatore d’Italia ad operare con l’uso del rotablator. Il paziente, assistito dalle due figlie, accetta rassicurato dalla presenza di uno specialista di specchiata fama e unico ad avere un’esperienza di alto livello, dato che all’epoca nello stesso ospedale, il Maggiore di Bologna, l’intervento non era mai stato eseguito.

Durante l’intervento il paziente muore e le figlie chiedono di conoscere il nome dell’esperto per chiedere che cosa sia accaduto ma il Primario risponde che non esisterebbe alcun esperto, ma che l’intervento “l’abbiamo fatto noi”. Ma la figlie non demordono e dopo attente investigazioni scoprono che il luminare esiste, è stato contattato, ed era pure presente in sala operatoria anche se, misteriosamente, la cartella clinica nega la sua presenza!

Si mettono quindi alla ricerca del suo studio, lo raggiungono a Torino, e nonostante a Bologna insistano sulla sua assenza, le figlie apprendono, per bocca dello stesso luminare, che lui era stato contattato e aveva dato la propria disponibilità ma che giunto in sala operatoria gli era stato impedito di operare direttamente perché il Primario voleva operare in prima persona (nonostante accordi diversi con il paziente!) e imparare grazie alla presenza del luminare.

Ma l’uso del rotablator è per esperti, e l’operazione va male, il paziente muore.

Il luminare si rende disponibile a confermare quanto accaduto ed anzi redige di suo pugno una relazione sull’intervento, confermando di essere stato presente in sala operatoria, di non aver potuto operare direttamente, ma di essere intervenuto quando ormai era troppo tardi.

 

La difesa incredibile dell’Ospedale Maggiore

Ignari dell’onestà del luminare, ufficio legale e struttura insistono nel negare la presenza del luminare in sala operatoria!

Posti, successivamente, dinanzi alla prova della sua presenza, sostengono che la sua presenza non sarebbe stato necessario annotarla perché il luminare non avrebbe operato, quando invece quest’ultimo ha confermato, per iscritto, di essere intervenuto seppur quando ormai era troppo tardi.

 

Anche il modulo del consenso è alterato

Le violazioni non finiscono qui: il modulo per il consenso informato oltre ad essere invalido perché riferito ad un intervento diverso, sic, risulta sottoscritto dal paziente ma grazie ad una perizia calligrafica, che svela non essere coeve le firme, si scopre che è stato alterato per far intendere che le firme fossero state apposte contestualmente.

 

Inizia il procedimento civile e quello penale sia per omicidio che per falso in atto pubblico

Di fronte al “pasticcio”, per usare un eufemismo, c’è poco da scherzare: iniziano i processi e quello civile si conclude con una transazione grazie alla quale le figlie, assistite dall’Avv. Nicola Todeschini, vengono risarcite per la perdita del padre.

Il caso, veramente incredibile, si risolve favorevolmente ma dopo una vera battaglia senza esclusione di colpi.

Vale la pena ricordare, a chi vorrebbe depenalizzare la colpa medica, che in presenza di una depenalizzazione secca casi del genere passerebbero in cavalleria, senza che i responsabili venissero puniti. Il nostro sistema può permettersi un’impunità così sfacciata di fronte alla presa in giro del paziente, alla sua morte, alla cartella falsa, al modulo di consenso alterato?

La storia dimostra quanto sia variegato ed a volte veramente incredibile l’atteggiarsi della colpa medica e che quando si reclamano riforme, spesso francamente inaccettabili, bisogna farsi carico anche di queste tristi storie di malasanità.


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