Medicina difensiva: una bufala?
Avv. Nicola Todeschini Risarcimento per violazione del contratto di cura
Che la medicina difensiva sia una bufala l’ho già sostenuto in più occasioni.
Vorrei fosse chiara anche ai non tecnici la ragione, e in questo post conto di farlo.
Ma che cos’è la medicina difensiva?
La medicina difensiva consisterebbe nella consapevole inutile prescrizione di accertamenti, esami, terapie, alla quale si determinerebbero i sanitari nel tentativo, disperato, di tentare di sfuggire alla denuncia di malasanità.
Perché la tesi non sta in piedi e fa acqua da tutte le parti?
Perché è evidente che per andare esenti da responsabilità è necessario attenersi alle condotte che la diligenza impone: tra queste, oltre ad attenzione e prudenza, c’è la perizia, intesa quale insieme di regole tecniche suggerite da linee guida, buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica, prassi consolidate (ce lo insegna, si fa per dire, anche la legge Balduzzi).
Ora, se ci si attiene a tali regole tecniche di copertura si adempie diligentemente al contratto (si è insomma periti) e nessuna accusa di medicina difensiva può essere avanzata.
Se, viceversa, si prescrivono esami del tutto inutili, per i quali non v’è indicazione, e lo si fa solo per soddisfare il capriccio di un paziente rompi scatole si viola il contratto di cura con il paziente, si viola il contratto di lavoro con la struttura, ci si macchia, consapevolmente, di danno erariale.
Dunque: la medicina difensiva cosa c’entra?
In che cosa consisterebbe il tranello nel quale cadrebbero i sanitari?
Delle due l’una: o l’esame diagnostico è suggerito dalle regole di copertura, e tutto va bene, oppure no, e tutto va male; la medicina difensiva non c’entra nulla!
Ancora più chiaramente: se prescrivo a vanvera, sapendo che non serve a nulla, perché mai dovrei sostenere che così facendo mi “copro le spalle” da un’accusa di malprassi? Perché mai violando le regole, il contratto, tradendo l’alleanza terapeutica dovrei tenermi buono il paziente? Non è dato saperlo! Semmai il contrario!
Ora: comprendo che sventolare la bandiera della medicina difensiva faccia effetto sui media.
Chi non sa la verità può veramente credere che a causa di chissà quali strane regole i medici siano obbligati a chiedere esami inutili, e lo spreco che ne deriva mette tutti in allarme con l’effetto di accendere i riflettori su quei cattivoni di pazienti danneggiati e su quegli imbroglioni dei loro avvocati che chiedendo cose assurde obbligando così un professionista serio e “studiato” -il medico- a fare il contrario di quello che dovrebbe fare.
Insomma è un slogan che può funzionare per la persona qualunque, che non conosce la verità, utile per tutte le stagioni, per far contenti i sanitari che credono siano amici quelli che nominano ad ogni piè sospinto la c.d. medicina difensiva.
Ma che la nomini un magistrato milanese nelle motivazioni di una sentenza che sa bene farà scalpore (alludo a quella recente con la quale si è tentato di ridurre al nulla la responsabilità contrattuale del medico dipendente della struttura) e che lo facciano alcuni magistrati all’atto di licenziare la loro relazione recente sullo stato dell’arte della responsabilità medica nel foro di Milano…beh fa un certo effetto.
Delle due l’una: o i magistrati che nominano il fenomeno della medicina difensiva hanno accertato, con l’ausilio di clinici e medici legali, centinaia di casi nei quali la prescrizione di un accertamento si sia rivelata, ad un tempo, inutile ma indicata (ma suvvia, non scherziamo), ovvero inutile e non indicata (ci credete?), traendone le conseguenze del caso in tema d’inadempimento contrattuale e segnalando il caso alla magistratura contabile, oppure si sono affidati, imprudentemente, a quanto sostenuto da compagnie di assicurazione e sigle sindacali dei medici accettando acriticamente la loro partigiana posizione.
In entrambi i casi sarei seriamente preoccupato.
E chi sciorina questi dati, siano essi sanitari, sigle sindacali di categoria, funzionari di compagnie di assicurazione, esponenti della dottrina, quali accertamenti ha fatto per sostenere l’obiettività di tali dati?
Vogliono forse farci credere che in una sanità pubblica dove mancano lenzuola, letti, le liste d’attesa sono infinite, ci sono bravi e solerti clinici e medici legali in grado di studiare seriamente ogni singola prescrizione di accertamenti diagnostici traendone la convinzione, scientificamente apprezzabile, di una prescrizione ingiustificata in termini medici ma giustificata in termini giuridici?
Indicatemene una, per dinci!
Ma allora il nostro amico Balduzzi quando ha nominato le linee guida, le buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non facendo peraltro nulla di nuovo di quanto già disponesse l’art. 1176 c.c. (la perizia quale virtù tecnica della diligenza) di che cosa ci ha parlato?
Se volete saperne di più leggete gli altri contributi in materia di medicina difensiva pubblicati nella rivista Persona e Danno ed esprimete poi la vostra opinione qui sotto, io sono a disposizione, anche per cambiare idea se le ragioni del buon senso e delle regole lo impongono.
-Medicina difensiva: verità o menzogna?
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