Perché non difendo le compagnie di assicurazione
Avv. Nicola Todeschini Riparazione dei torti
La scelta del mio studio: no alle compagnie di assicurazione
E’ una scelta radicale, è vero, nel mio studio le compagnie di assicurazione non trovano ascolto.
Del resto l’ambiziosa idea di fondare uno studio finalizzato alla riparazione dei torti impone scelte coerenti, anche a costo di apparire intransigenti.
Chi si rivolge al mio studio, quindi, ha la certezza di non parlare con chi, domani, potrebbe essere raggiunto dal suo avversario con il quale intrattiene rapporti.
E’ una scelta comune a tutti i miei collaboratori, e trovo giusto spiegarla una volta per tutte.
Le ragioni della scelta
Chi non si occupa di tutela dei diritti della persona anche sotto il profilo pratico, facendo quindi l’avvocato, non può conoscere la realtà del contenzioso assicurativo che, salvo alcune rare eccezioni, che peraltro ai miei occhi confermano la regola, si caratterizza per un’alta conflittualità che impone competenza e specializzazione, coraggio, autonomia assoluta.
E’ inutile prenderci in giro: se si difendono le compagnie e intrecciano rapporti di lavoro con chi, da un momento all’altro, può modificare l’assetto economico del tuo studio, ed è inevitabile avere la tendenza di sposarne la strategia, le sorti.
Per farlo, ripeto, salvo eccezioni che amo considerare reali e che conosco, non si può guardare al diritto al risarcimento integrale del danno se non sposando il punto di vista della compagnia di assicurazione, che è chiaramente una ferma oppositrice del risarcimento integrale che combatte ogni giorno sia fuori che dentro il processo, ed io non posso farlo.
Le conseguenze della scelta
Amo pensare che la rinunzia ad un guadagno, che farebbe comodo a chiunque, sia il prezzo della mia coerenza.
Nessun atto di eroismo, ben inteso, ma solo l’unico modo, per me, di concepire la professione con la coerenza che debbo ai miei principi etici, morali, ma anche al mio impegno dottrinale, dichiaratamente dedicato allo studio dei rimedi che si possono apprestare dinanzi al danno alla persona ed in particolare alla responsabilità professionale medica, che qualcuno chiama malasanità.
Ai vantaggi, per il mio desiderio di coerenza, si oppongono gli svantaggi che vanno ben al di là della rinuncia ad una parte di fatturato: la mia posizione dà fastidio, e in più di un’occasione ho catalogato alcune reazioni scomposte del “sistema” contro di me, contro il mio impegno anche nell’associazionismo (sono stato “perseguitato” per essermi definito, pensate un po’… “avvocato fiduciario dell’Unione Nazionale Consumatori e del Tribunale per i diritti del Malato”, ma il Consiglio Nazionale Forense mi ha dato piena ragione!), contro la mia attività dottrinale da avvocato esistenzialista della scuola del Prof. Paolo Cendon.
Ma è anche vero che sono fastidi che, per così dire, nobilitano la scelta e si accompagnano alla ricerca di essere in pace con la mia coscienza tutte le volte in cui un danneggiato si rivolge al mio studio chiedendo capacità, onestà, forza, per vincere l’opposizione che quasi sempre una compagnia di assicurazione pone in essere.
Ma rispetto le diverse scelte altrui, che non meritano d’essere definite sbagliate solo perché diverse dalla mia, semplicemente credo si acconcino, per così dire, ad un diverso modo di guardare al diritto, ed il confronto con chi la pensa in modo diverso credo sia solo positivo.
Se sei d’accordo con il mio modo di concepire la professione, ricorda di seguire le mie battaglie, dimostrare la tua approvazione con un “mi piace” sulla pagina fb, leggere le mie pubblicazioni, guardare i miei video.